L’Europa introduce il terzo pacchetto di sanzioni; una donna picchiata da agenti di polizia antisommossa è stata condannata a 2 anni di libertà vigilata; a Parigi è stato creato uno spazio per la Bielorussia libera
17 dicembre 2020 | BYHelp-Mediagroup
L’UE introduce il terzo pacchetto di sanzioni contro la Bielorussia
L’Unione Europea ha adottato il terzo pacchetto di sanzioni contro le autorità e le imprese bielorusse.
Nell’elenco delle misure restrittive dell’Unione Europea sono presenti 29 persone. Si tratta di funzionari di rilevanza nazionale e regionale, personaggi televisivi e due uomini d’affari associati ad Aleksandr Lukashenko. L’elenco comprende anche giudici e rappresentanti delle forze dell’ordine.
Sono state imposte le sanzioni anche a 7 imprese. La maggior parte di esse sono organizzazioni che lavorano nel settore della difesa: l’impresa di riparazione di carri armati «Fabbrica di riparazioni n. 140 di Barysau», «Agat» (impianto elettromeccanico), che elabora sistemi di controllo automatizzati ed elettronica, la fabbrica di ruote motrici di Minsk (le ruote prodotte sono utilizzate per vari sistemi d’arma) e «BelTechExport», che vende armi e attrezzature militari all’estero. L’elenco include anche il «Dipartimento economico principale» dell’Ufficio del presidente della Repubblica di Belarus, un grande costruttore edile privato «Dana Holdings» e la società IT «Synesis».
Le restrizioni imposte dalle sanzioni includono il divieto di entrare nell’Unione Europea, il congelamento dei conti delle persone fisiche e giuridiche, nonché il divieto per i residenti dell’UE di fornire, direttamente o indirettamente, accesso a fondi monetari e di cooperare con le imprese nell’elenco delle sanzioni.
A Parigi si svolge la mostra «Belarus.Protest.Art.» dedicata all’arte di protesta della Bielorussia
Una mostra di arte bielorussa di protesta è in corso a Parigi. Lo spazio artistico in via Rivoli 59 è stato dichiarato territorio della Bielorussia libera.
«Belarus.Protest.Art.» è una mostra e un’azione collettiva che va oltre l’arte e riunisce attorno a una causa comune artisti, designer, illustratori, fotoreporter e attivisti coinvolti nella lotta del popolo bielorusso contro l’«ultima dittatura in Europa». Le loro opere sono il risultato di una reazione diretta ai drammatici eventi degli ultimi quattro mesi che hanno gravemente sconvolto la Bielorussia e hanno già profondamente influenzato la sua storia contemporanea.
Ad esempio, la mostra presenta la raccolta di disegni «Casa delle bambole» dell’artista Nadia Sayapina. È stata arrestata e mandata in carcere di Okrestina, noto dal mese di agosto per aver torturato i manifestanti. Nadia ha trascorso lì 15 giorni, durante i quali ha realizzato una serie di disegni documentari raffiguranti l’interno della prigione, la vita quotidiana dei prigionieri e ritratti delle persone che ha incontrato lì.
Fino alla fine della mostra, il 27 dicembre, la galleria 59 Rivoli ospiterà una decina di eventi pubblici, conferenze, proiezioni, concerti e altri eventi legati al tema delle proteste in Bielorussia. Alla conferenza «Bielorussia: una rivoluzione delle donne?» parteciperanno Olga Shparaha (filosofo, co-fondatore del Collegio europeo indipendente Liberal arts a Minsk, membro del Consiglio di coordinamento) e Alexandra Gujon (scienziato politico francese, specialista in Bielorussia).
È simbolico che durante la mostra i rappresentanti della diaspora bielorussa a Parigi abbiano parlato della creazione dell’Ambasciata del popolo: «Una delle nostre funzioni più importanti è fare in modo che la Bielorussia non scompaia dalle agende. La seconda funzione è costruire ponti tra la Bielorussia democratica, la società civile bielorussa e i Paesi democratici in cui ci troviamo».
Il campione del mondo di kickboxing Dmitry Valent ha ritirato la sua firma dall’appello degli atleti filogovernativi
La notizia che i campioni del mondo e d’Europa di boxe thailandese, Dmitry Valent e Andrei Kulebin, hanno firmato una lettera filogovernativa è apparsa due giorni fa.
Tuttavia, oggi Dmitry Valent ha scritto nel suo Instagram che ha sbaglaito: «Voglio commentare la situazione riguardo alla lettera che ho firmato. Dopo aver firmato questa lettera, mi sono reso conto di aver compiuto un passo avventato. Sono contrario alla divisione della comunità sportiva per motivi politici, rispetto gli atleti che si sono opposti alla menzogna e alla violenza, perché il gioco scorretto e la violenza sono incompatibili con lo sport e i principi olimpici. Sfortunatamente, tutto questo sta succedendo proprio ora nel nostro Paese e deve finire. Quindi sono determinato a revocare la mia firma e ad essere onesto con me stesso. Sono dalla parte del popolo bielorusso!»
In precedenza, i più famosi pugili thailandesi hanno biasimato le violenze da parte delle forze dell’ordine: il tre volte campione del mondo Siarhei Skiba, la pluricampionessa della Bielorussia Aliaksandra Sitnikava, la campionessa della Bielorussia nella Muay Thai Anastasiya Kalashnikava, il pluricampione del mondo nella boxe thailandese, famoso allenatore Yury Bulat e il pluricampione della Bielorussia Ivan Ganin.
Una donna picchiata da agenti di polizia antisommossa è stata condannata a due anni di restrizione della libertà
Una farmacista di 55 anni Maryna Palikarpava è stata condannata a Hrodna per la «violenza» contro due poliziotte antisommossa – Darya Bandarchuk e Maryia Mazurkevich.
Il caso riguarda gli eventi della sera del 9 agosto. Allora Maryna, che stava passeggiando per la città, è stata arrestata e picchiata duramente e a lungo da due giovani rappresentanti della polizia antisommossa – Bandarchuk e Mazurkevich, ma è stato aperto un procedimento penale contro Palikarpava. Secondo la sua versione, mentre la stavano strangolando, ha istintivamente morso il braccio di una delle agenti di polizia per proteggere la propria vita.
Secondo la perizia, la farmacista ha ricevuto molte lesioni fisiche: 51 contusioni ed escoriazioni, che potrebbero essersi formate in seguito alle 13 azioni traumatiche, sia da colpi che da schiacciamento.
L’avvocato di Maryna Palikarpava ha insistito sul fatto che la colpevolezza del suo cliente non era stata provata, ma il giudice Ruslan Hurin ha condannato la donna a due anni di libertà vigilata. L’imputata è stata anche condannata a pagare più di 1.100 euro alle poliziotte come risarcimento dei danni, nonché alla tesoreria dello Stato per la perizia.
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