Dmitry Novitsky: «Questo è l’anno 1937. O il 1942, la differenza non è fondamentale. Arrestano selettivamente, ma ne arrestano in tanti»

28 agosto 2020 | Telegraph
L’uomo d’affari ed editore Alexander Vasilevich, recentemente arrestato, assieme a Dmitry Novitsky.
Source: kyky.org

Un noto giornalista bielorusso riflette su quello che stiamo attraversando.

«Vivo la vita che potrebbe diventare un libro. Non ho mai immaginato di vedere l’Olocausto in prima persona», – scrive Dmitry Novitsky. «Non avrei mai pensato di finire nel 1937. Come non mi potevo immaginare che il paese che aveva sofferto più di tutti dal nazismo ci sarebbe precipitato nel 2020».

La paura è viscida, è vero. Me la sono provata addosso. La paura ti paralizza. Mentre spazzi il cortile, con ogni movimento cerchi di vincere la paura. La paura ti stringe i muscoli. C’è solo una banale gioia bestiale: qualcuno è stato portato via, qualcuno, ma non te…

Siamo nell’anno 1937. O nel 1942, la differenza non è essenziale. Ci arrestano selettivamente, ma il numero è grande. Con ogni persona arrestata cresce la paura. Una paura abissale che tu puoi essere il prossimo. L’ironia della sorte è che oggi le cause sono le stesse di allora: lo scontento con il sistema statale, la partecipazione a qualche cosa. Ora ci si è ridotti fino al punto di argomentare  l’arresto con la scusa «era vestito in un modo scorretto».

E tutto questo sta accadendo nel 2020.

Leggendo testi universitari, leggendo libri, non riuscivo mai a capire perché gli ebrei non se ne fossero andati immediatamente. Perché non si erano difesi? Ho trovato la risposta nel 2020: perché per una persona colta è difficile immaginare che si possa superare ogni limite. Non c’è più nessuna legge, anzi viene violata ogni giorno. Non c’è la verità, c’è un sacco di bugie intorno al tuo briciolo di verità. E poi portano via persone, ne portano via in continuazione… Moloch è in servizio. Si fanno sentire in TV dei rapporti pieni di gioia, ma in realtà si sente tanta paura.

Chi è il prossimo? Chi verrà arrestato domani?

Ora loro stessi ci consigliano di partire. Perché? Ci sarebbe un ghetto domani?

Non so chi abbia maledetto la nostra terra. Perché il paese che ha sofferto più di tutti per il nazismo, lo sta vivendo di nuovo? Mi sembrava che dopo il film Idí i smotrí («Va’ e vedi») questo non sarebbe potuto accadere mai più.

Eppure  avviene in tempo reale. Qui. Ora. Al centro d’Europa.

Il paese stesso divora i propri figli.

Tutti noi dovremo parlare di questo trauma, ammetterlo, pentirci pubblicamente. Come i tedeschi hanno parlato ad alta voce e hanno vissuto gli eventi della seconda guerra mondiale, così avremo bisogno anche noi di riconoscere e di vivere il genocidio del nostro popolo.

Ora invece abbiamo paura. Ci consola solo il fatto che siamo il 97% della popolazione. E questo significa che non ci bruceranno tutti nei loro forni.

Il desiderio della libertà non ce lo toglieranno di sicuro. Nella storia, in fin dei conti, il nazismo non ha mai vinto».