17 agosto 2020 | Rebenok.by
Galina Aleksandrovna Zhigilevich vive poco lontano da Minsk, a Senitsa. La sera del 10 agosto è andata a correre allo stadio (sì, la signora va a correre regolarmente!) e ha visto la polizia arrestare delle persone che passeggiavano tranquillamente, come lei. La signora non ci ha pensato a lungo ed è salita su un autocarro militare per capire dove venissero portate queste persone e che cosa sarebbe poi successo loro. La signora ha raccontato perché si è così tanto scandalizzata per le azioni della polizia e quale futuro desidera per i suoi nipoti e pronipoti.
«C’erano pochissime persone allo stadio, quella sera», – dice Galina Aleksandrovna. «Un paio di persone coi passeggini, un uomo che giocava a calcio con dei ragazzi e alcune persone che attraversavano lo stadio.
Ho fatto un paio di giri e ho visto arrivare un autocarro militare. All’improvviso, dal mezzo militare, sono scese 5-6 persone vestite di nero. Mi sono avvicinata a loro e ho chiesto, scherzando: «Siete venuti a fare sport? Allora correte al passo, marsc, un due, un due».
Ma nessuno ha voluto scherzare con me. Uno dei poliziotti, invece, ha detto: «Prendete quello», indicando un signore, e l’uomo è stato preso sotto braccio ed è stato portato sull’autocarro militare», – dice la signora. «Poco lontano, un padre passeggiava con suo figlio, di circa 16 anni. L’uomo si è indignato per quello che aveva visto e ha chiesto alla polizia: «Cosa state facendo?»
Anche lui è stato preso sotto braccio ed è stato portato via. Suo figlio, nel frattempo, gridava: «Papà, papà!». Hanno preso anche lui e l’hanno trascinato su un autocarro. Come ho scoperto dopo, l’uomo stava tornando dal lavoro e con il ragazzo stavano andando in un negozio. Poi ho iniziato a gridare io: «Perché li prendete?». Mi sono aggrappata ad uno degli uomini vestiti di nero e sono andata su un autocarro anch’io. Ho detto: «Voglio sapere dove state portando queste persone, prendendole così a caso per strada e che cosa gli farete».
Secondo Galina Aleksandrovna, nessuno dei poliziotti si è opposto alla presenza di un’anziana signora di 76 anni su un autocarro militare. L’hanno messa a sedere e sono partiti. Non hanno detto niente a nessuno su dove li stessero portando. Alla fine, sono arrivati alla stazione della polizia di Machulishchi.
«Ci hanno portato dentro, ci hanno dato delle mascherine e ci hanno messo a sedere in un corridoio. L’arresto è stato registrato alle ore 19.20. Noi stavamo seduti lì e loro, invece, camminavano avanti e indietro. Ho sentito che una persona, da dietro una porta, ha telefonato a qualcuno e ha chiesto: «Cosa dobbiamo fare con loro?». Poi hanno cominciato a chiamare, in ufficio, uno ad uno, ognuno di noi, per parlare. I ragazzi volevano lasciarmi andare per prima, ma io ho detto: «No, sarò l’ultima».»
La signora dice che ha trascorso diverse ore in corridoio. E’ riuscita a chiamare sua figlia e dirle dov’era e ha chiesto di portarle il passaporto. Come si è scoperto dopo, insieme ai documenti, la figlia voleva dare alla madre anche dell’acqua, ma un poliziotto non le ha dato il permesso e le ha detto: «Sta benissimo».
«Alle 22.00 ho detto: «Ragazzi, sono qui da tanto tempo, offritemi almeno del tè!». Un poliziotto si è mosso e ha detto: «Un attimo, un attimo». Poi è passata un’ora, ma il tè non me l’hanno portato» dice Galina Aleksandrovna. «Ho detto ad un altro poliziotto: «Magari mi potreste offrire del tè» e lui mi ha risposto: «Gira il coronavirus, chi berrà da questa tazza dopo di Lei?». E così sono rimasta senza tè».
Alle ore 23.00 alla signora è stato detto che era, finalmente, libera. Ma il suo cellulare, nel frattempo, si era scaricato e, solo all’una di notte, la figlia di Galina Alexandrovna è riuscita a venire a portarla via.
«A me, che sono andata a correre allo stadio, hanno fatto un verbale con scritto: «Ha partecipato ad un evento pubblico, non autorizzato, per discutere delle elezioni presidenziali nella Repubblica di Belarus». Sono obbligata a comparire in tribunale il 27 agosto. In realtà, volevano fare l’udienza già il giorno dopo, ma ho chiesto di posticipare, perché devo aspettare la pensione, per pagare la multa dell’arresto».
Galina Aleksandrovna dice di essersi poi informata sul nome della persona che è stata arrestata allo stadio, in modo mirato. Ha scoperto che era un osservatore a cui era stato negato il permesso per entrare al seggio elettorale, per cui stava cercando di seguire ciò accadeva alle elezioni da fuori. Sempre alla stazione di polizia, la signora ha incontrato anche un uomo con le ginocchia fasciate. Gli ha chiesto cosa gli fosse successo. Il 9 agosto tornava da Minsk, dal lavoro, ed è finito nel posto sbagliato, al momento sbagliato: gli hanno sparato addosso dei proiettili di gomma.
Il fatto che la polizia, per strada, arresti tutti quelli che gli capitano a tiro e si permetta di sparare a persone innocenti, ha molto indignato la signora. Così come le informazioni su molti dei feriti, di cui aveva letto notizia negli ultimi giorni.
«A questi ragazzi, poliziotti antisommossa e ad altri poliziotti, voglio dire: “Ragazzi, pensate alla vita futura, non solo alla vostra, ma anche a quella dei vostri figli. Questo è un vicolo cieco da cui poi non potrete più uscire. Non siete stanchi di ascoltare discorsi incomprensibili da 26 anni a questa parte? Io, personalmente, potrei anche vivere silenziosa fino alla fine dei miei giorni, ma ho sei nipoti e due pronipoti. E penso a come continueranno a vivere i miei figli».
Galina Aleksandrovna ha condiviso le sue impressioni su come stanno cambiando intere generazioni. «Nel 2010, ero osservatrice ad un seggio elettorale e sono andata alle elezioni con uno dei miei nipoti, di 8 anni. Il candidato era Lukashenko. Sono passati 10 anni e uno dei miei pronipoti ha già 8 anni e, di nuovo, il candidato è ancora Lukashenko. Tra altri 10 anni, uno dei miei trisnipoti avrà 8 anni e il candidato sarà sempre Lukashenko? Voi pensate che sia una cosa normale questa? Io penso di no!»