Inquirente costringe ragazzo, sotto minacce di tortura, a firmare un falso verbale

Al Comitato Inquirenti hanno detto che era tutto conforme alla legge

29 settembre 2020 | KYKY.ORG
[La informiamo che la Sua domanda del 31/08/2020 arrivata al Dipartimento di polizia provinciale di Lida del Comitato Inquirenti della Repubblica di Belarus il 14/09/2020 dal dipartimento centrale del Comitato Inquirenti della regione di Grodno a proposito delle azioni del capo inquirente Vakula D.V. è stata esaminata.
Sulla base dei risultati dell’indagine, nelle azioni del suddetto dipendente non sono state riscontrate violazioni della normativa vigente della Repubblica di Belarus, nonché degli atti normativi del Comitato inquirente. Non ci sono i motivi per un’indagine riguardante il capo inquirente Vakula D.V. nell’ambito dell’Art. 174 del codice di procedura penale.
Al dissenso con la risposta in conformità alla legge della Repubblica di Belarus «Sulle domande dei cittadini e persone giuridiche» Lei ha diritto di ricorrere in appello al Dipartimento centrale del Comitato Inquirenti della Repubblica di Belarus della regione di Grodno.
Facente funzioni del capo pro tempore del Dipartimento provinciale di Lida del Comitato Inquirenti
Tenente colonnello della giustizia
D.I.Khoruzhy]
Source: KYKY.ORG

La storia su un’inadempienza legale verificatasi a Lida, raccontata sul sito dell «Iniziativa giuridica». L’11 agosto Yaroslav Velesevich è stato arrestato insieme al suo amico, è finito nel dipartimento di polizia locale dove lo hanno picchiato e gli hanno versato addosso dell’acqua fredda.

Dopo di ciò Yaroslav è stato spedito al Comitato Inquirenti. Secondo il racconto del ragazzo, l’inquirente Dmitry Vakula lo ha costretto a firmare un verbale dov’era scritto che Yaroslav aveva lanciato dei sassi contro le auto della polizia stradale e gli autobus della polizia antisommossa. Lo ha minacciato che altrimenti sarebbero potute continuare le torture, perciò Yaroslav ha firmato il documento.

Di conseguenza è stato avviato il procedimento penale contro il ragazzo secondo l’Art. 364 del codice penale della Repubblica di Belarus (violenza o minaccia di violenza contro un dipendente degli organi degli affari interni). Ma poi è stato rilasciato.

Quando Yaroslav è uscito, ha subito filmato e fotografato i segni delle percosse subite e ha sporto denuncia per azioni illegali dell’inquirente. Di recente ha ricevuto la risposta del Dipartimento provinciale di Lida del Comitato Inquirenti, firmata dal facente funzioni del capo pro tempore Dmitri Iosifovich Khoruzhi, ed era semplicemente scioccante.

La denuncia di Yaroslav è stata esaminata, ma (!) non sono state riscontrate violazioni della normativa vigente nelle azioni dell’inquirente. Quindi non ci sono i motivi per effettuare un’indagine riguardante il suddetto inquirente, nell’ambito dell’Art. 174 del codice di procedura penale.

L’«Iniziativa giuridica» scrive: «Secondo questa risposta si può trarre la conclusione che il Comitato Inquirenti non è interessato ad esaminare in modo obiettivo le denunce delle vittime di tortura e le «metterà a tacere». La procura, a sua volta, gira le denunce di tortura al Comitato Inquirenti, venendo così meno agli obblighi di supervisione dell’esecuzione delle leggi, nonché trascurando il suo diritto di avviare avviare procedimenti penali e portarli a compimento.»

Vi ricordiamo solo che le Nazioni Unite hanno denunciato almeno 450 casi di tortura verificatisi durante le proteste in Bielorussia. Ma non è stato avviato un solo procedimento penale sulla base di questi fatti.