Sciopero generale
2 novembre 2020 | BYHelp-Mediagroup
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Dopo che Aleksandr Lukashenko aveva ignorato l’ultimatum fissato dalla leader delle proteste bielorusse Svetlana Tikhanovskaya, nel paese è scattato lo sciopero generale. Il 26 ottobre, i dipendenti di molte imprese, tra cui i giganti industriali Grodno Azot, Belaruskali e altri, così come centinaia di piccole imprese, hanno parzialmente o completamente fermato il loro lavoro. Sempre più studenti, pensionati, specialisti del settore IT si uniscono alle proteste. Ogni giorno allo sciopero si aggiungono nuove persone.
Allo stesso tempo, il regime ha mostrato ancora una volta la sua sete di sangue: Lukashenko ha detto che tutti gli studenti in sciopero dovrebbero essere espulsi, gli insegnanti invece licenziati, così è iniziata un’ondata di licenziamenti nel paese: nelle fabbriche, nelle università, sono stati chiusi decine di locali e piccole imprese che avevano aderito allo sciopero generale.
Il giorno della Marcia contro il terrore, che si stava dirigendo verso un luogo simbolico per molti bielorussi, Kurapaty, dove negli anni trenta del secolo scorso furono uccisi i loro connazionali, le forze dell’ordine in maniera atroce hanno usato proiettili di gomma e granate stordenti – quasi nello stesso luogo dove 70 anni fa si effettuavano le fucilazioni di massa. Sul campo vicino alla foresta, i castigatori del regime di Lukashenko hanno organizzato un vero e proprio safari su manifestanti pacifici, raggiungendoli in minibus e sparando dalle finestre con le pistole.