«Con calma, come i partigiani»: come funziona il sistema di assistenza ai manifestanti in Bielorussia

16 settembre 2020 | Anna Rynda, Serghei Kozlovsky, Anastasya Golubeva, BBC
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A causa delle proteste di massa che, da un mese e mezzo, sono scoppiate in Bielorussia, nel paese sono stati creati decine di fondi per aiutare coloro che sono vittime delle azioni di massa o coloro che hanno perso il lavoro, a causa della propria opinione politica. Essi ricevono denaro sia da imprenditori, che da persone comuni, provenienti da diversi paesi. Come funzionano questi fondi, in un contesto in cui le autorità li ostacola attivamente?

Il capo della polizia bielorussa, Serghei Kurochkin, alla fine di agosto, ha dato le dimissioni.

Dieci giorni prima, a Minsk, è scomparso suo cugino. Pochi giorni dopo, si è scoperto che si trovava nel centro di detenzione in via Okrestina. Da lì, l’uomo è uscito con enormi lividi e una frattura della costola. La polizia l’ha arrestato mentre lui e un suo amico stavano in fila in un negozio, dice Serghei Kurochkin.

«Sono molto colpito da quanto accaduto. Nonostante io stesso sia un agente di polizia attivo e abbia alcune capacità nel condurre attività di ricerca investigativa e ho alcuni agganci utili, non sono ancora riuscito a stabilire dove si trovi mio fratello», ricorda l’ex poliziotto.

Il 21 agosto, Serghei Kurochkin ha registrato un videomessaggio, per spiegare ai suoi connazionali i motivi per cui stava lasciando il servizio, e, il giorno successivo, ha scritto una lettera di dimissioni e non è tornato a lavorare.

«In realtà, le autorità incaricate per far applicare la legge ora sono uno strumento nelle mani di una sola persona», spiega la sua decisione Serghei Kurochkin, in una conversazione con la BBC.

Secondo Serghei, è stato solo fortunato che si trovava nella regione, «dove dal 9 agosto, non sono stati dati gli ordini criminali».

«Tuttavia, non posso essere sicuro che un tale ordine non sarà dato oggi o domani», aggiunge.

Serghei Kurochkin ha lavorato nella polizia per oltre 20 anni, ora, secondo lui, molto probabilmente, cercherà un’occupazione «più pacifica».

Serghei Kurochkin è stato licenziato 10 giorni dopo la presentazione della lettera di dimissioni, con la dicitura «assenza dal lavoro». Adesso dovrà pagare allo Stato più di 6.000 rubli bielorussi (circa 2.000 euro) di multa.

In caso di licenziamento prima del termine specificato nel contratto, gli agenti di polizia bielorussi sono obbligati a pagare allo Stato una multa. I laureati all’Accademia del Ministero degli affari interni devono lavorare per cinque anni nella polizia, altrimenti dovranno pagare l’intero costo del corso di studi.

Serghei ha una famiglia, figli, mutui. La moglie di Serghei sostiene la sua decisione, ma anche lei ha dovuto licenziarsi.

Dopo il licenziamento, Kurochkin, su consiglio di amici, si è immediatamente rivolto a diversi fondi che aiutano coloro che hanno perso il lavoro a causa della propria posizione civile e politica. Il primo che ha risposto è stato il Fondo di solidarietà «BYSOL», che aiuta le persone che hanno perso il lavoro a causa del dissenso con le azioni delle autorità bielorusse. Il fondo ha emesso a Serghei un pagamento una tantum standard per un importo di 1.500 euro.

Serghei deve ancora pagare allo Stato la multa. Il Fondo di solidarietà dice che ora stanno lavorando su schemi di risarcimento di multe penitenziali degli agenti.

Il servizio russo della BBC ha indagato su come funziona in Bielorussia il sistema di assistenza alle vittime delle proteste e a coloro che hanno perso il lavoro a causa del disaccordo con la politica statale.

«Tsunami» di donazioni

Le persone che hanno ricevuto aiuto dalle fondazioni, così come le fondazioni stesse, non rivelano come vengono consegnati gli aiuti. Si tratta di una misura precauzionale: i fondi temono che le autorità del paese possano interrompere il canale per la consegna dei fondi alle vittime e alle persone licenziate.

Queste paure sono fondate: lo dimostra la storia dell’imprenditore bielorusso Mikita Mikado. Il 13 agosto, Mikita Mikado, il capo della società «PandaDoc», che vive a San Francisco, si è rivolto agli agenti di polizia bielorussi, invitandoli a «passare dalla parte del bene» e a rivolgersi a lui per assistenza finanziaria.

Il 2 settembre, i rappresentanti del Dipartimento per le indagini finanziarie del Comitato di controllo statale della Bielorussia sono andati nell’ufficio di PandaDoc di Minsk. Quattro capi dell’ufficio di Minsk sono stati arrestati e contro di loro è stato aperto un procedimento penale. Successivamente, le autorità bielorusse hanno anche bloccato i conti di PandaDoc nel paese, di conseguenza, ora, la società non è in grado di pagare gli stipendi a 250 dipendenti, gli oneri sociali e le tasse.

A metà settembre, Mikita Mikado è stato costretto a chiudere il progetto «Protect Belarus», che aiutava gli agenti di sicurezza che hanno perso il lavoro, chiedendo a tutti loro di rivolgersi ad altri progetti simili.

Mikado ha partecipato anche alla creazione della fondazione «BYSOL», ma questa fondazione non era il progetto principale dell’imprenditore. «BYSOL» continua a funzionare, come molte altre fondazioni che aiutano i bielorussi che sono vittime per le proprie opinioni civili e politiche.

Mikado ha donato ai fondi il denaro dal suo capitale, ma l’importo della donazione non è stato rivelato. Oltre a lui, migliaia di altre persone fanno donazioni ai fondi. «Non è un’onda, è uno tsunami di donazioni», ha detto Mikado, in una conversazione con la BBC a metà agosto.

Cari incontrano persone che escono dalla detenzione preventiva, in via Oktrestina, a Minsk.
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Anche i rappresentanti di altri fondi bielorussi, che continuano a funzionare, parlano di un grande volume di donazioni.

«Nella storia della Bielorussia indipendente, non vi è mai stata una tale quantità di donazioni e un gran numero di persone disposte ad aiutare», dice in una conversazione con la BBC l’avvocato Oleg Volchek, che si occupa di attività per i diritti umani dal 1998. «Questo è un fenomeno che non abbiamo mai avuto prima d’ora in Bielorussia».

La fondatrice e presidente della piattaforma «Imena», Ekaterina Sinjuk, dice che, in pochi giorni, dopo l’apertura della raccolta fondi per prestare cure mediche ai feriti durante le proteste pacifiche in Bielorussia, il valore della raccolta fondi era pari alle raccolte che di solito «Imena» aveva in un anno.

«La raccolta è durata solo un paio di giorni e l’abbiamo chiusa. Abbiamo raccolto più di un milione di rubli bielorussi (più di 320 mila euro). Per ora, questo importo è più che sufficiente per aiutare le vittime», dice Ekaterina Sinjuk.

Un paio di settimane dopo le elezioni, la fondazione «By_help» insieme a «BYSOL» hanno organizzato una raccolta fondi per pagare le multe e aiutare le persone arrestate e ferite durante le proteste pacifiche e hanno raccolto 5 milioni di dollari.

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Adesso i bielorussi, che, in qualsiasi modo, sono diventati vittime durante il periodo di instabilità politica, possono contare sull’aiuto di numerose iniziative e fondi. Tra questi, ad esempio, ci sono fondi speciali per aiutare atleti, giornalisti o membri di commissioni elettorali che sono diventate vittime per la propria opinione. Fondi speciali aiutano le persone che sono state gravemente ferite.

C’è anche un contact center «Probono.by» aperto il 14 agosto: se una persona non sa dove rivolgersi per chiedere aiuto, allora qui lo aiuteranno i volontari. «Probono.by» conta più di 100 volontari: circa 60 volontari sono impiegati nei call center e altre 50 persone si occupano del «coordinamento dei processi».

«Probono.by», tra i propri volontari, ha anche avvocati e psicologi che possono dare consulenza a coloro che hanno bisogno d’aiuto.

«In media, alla hotline si rivolgono 100 persone al giorno; il fine settimana, il loro numero aumenta, a causa di nuovi arresti durante le manifestazioni di protesta», racconta Yana Goncharova, coordinatrice di «Probono.by» e assicura che questa è un’iniziativa assolutamente su base volontaria.

«È importante che le persone sentano il sostegno di altri bielorussi, capiscano che, se succede qualcosa, la società li aiuterà e che non solo lo Stato è un soggetto che può distribuire sostegno finanziario», dice Andrey Strizhak, il coordinatore del Fondo di solidarietà «BYSOL», attivista per i diritti umani e volontario.

Come si può ottenere aiuto?

«Prima in Bielorussia questo mutuo soccorso non funzionava, perché a tutti noi sembrava di essere soli. Poi, invece, abbiamo scoperto che siamo in tanti e che c’è un numero incredibile di persone che hanno compassione e voglia di aiutare gli altri», dice il giornalista Piotr (il nome è stato cambiato su sua richiesta personale perchè ha paura di nuovi problemi al lavoro).

Anche Piotr era tra coloro che avevano bisogno di aiuto da parte di fondazioni di beneficenza. Diverse settimane fa, ha perso il lavoro a causa della sua posizione civile e questo è successo tutto da un giorno con l’altro.

Dopo il suo licenziamento, Piotr si è rivolto a diversi progetti, tra cui «BYSOL». «Ho compilato il modulo sul sito web e ho registrato un video in cui raccontavo la situazione e i ragazzi mi hanno aiutato abbastanza rapidamente, dopo aver chiarito i dati e controllato i documenti», racconta Piotr.

Lui dice che diverse associazioni hanno risposto subito alla sua richiesta di aiuto e hanno cercato di dare tutta l’assistenza possibile.

«Vale molto, non è nemmeno una questione di soldi. Subito il giorno dopo che fai la richiesta capisci che non sei solo e che le persone sono disposte ad aiutarti, a donare soldi e ad offrirti un lavoro», dice Piotr.

In agosto e all’inizio di settembre, i lavoratori di molte fabbriche uscivano per protestare. Manifestazione dei minatori a Salihorsk.
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In «BYSOL», a Piotr è stato dato uno stipendio di tre mesi (standard di 1.500 euro). Il fondo di solito paga tre stipendi medi mensili. «Abbiamo stabilito il salario medio mensile a 500 euro, di cui parlava Lukashenko, ma, in realtà, la gente non guadagna così tanto come sostiene lui», racconta alla BBC il coordinatore del fondo Andrey Strizhak.

Inoltre, a Piotr è stato offerto aiuto per trovare un lavoro e, se sarà necessaria, anche la formazione.

«Se qualcuno vuole diventare un programmatore, ci vogliono circa tre mesi di formazione e, per questi tre mesi, ci sono i soldi», dice il giornalista. Piotr non esclude la possibilità di andare a lavore per TI (Tecnologia d’Informazione), considerando la situazione nei media bielorussi.

«Non c’è da scegliere. Se c’è da andare in TI – andiamo in TI. Se c’è bisogno di spazzare la strada – andiamo a spazzare la strada», dice Piotr.

Per ricevere aiuto, Piotr ha solo dovuto fornire i documenti di licenziamento, le buste paga che rendevano chiaro per quanto tempo avesse lavorato in quella società e ha dovuto raccontare, dettagliatamente, le circostanze del suo licenziamento.

Di solito, alla persona che chiede aiuto a «BYSOL» viene richiesto di fornire i documenti del licenziamento, i riferimenti ai possibili media (se è stata menzionata), i certificati medici o un verbale dell’ospedale, se ha ricevuto cure mediche.

La fondazione chiede anche, a chi cerca aiuto, di formulare la propria posizione civile e, se è possibile, registrare un videomessaggio, ma per ricevere assistenza, la sua pubblicazione non è obbligatoria.

Dopo la verifica e l’approvazione della richiesta d’aiuto, alla persona che ha perso il lavoro a causa della propria opinione civile e politica, viene dato il risarcimento standard di 1.500 euro.

Lo stesso importo di risarcimento viene dato alle persone che vogliono lasciare il proprio lavoro o servizio in atto di protesta. Di solito si tratta di agenti di polizia o dipendenti statali che devono pagare allo Stato una multa per il licenziamento prima della data di scadenza del contratto.

In Bielorussia, alcuni dipendenti statali e delle forze dell’ordine si sono dimessi in segno di protesta.
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«Per ciò che riguarda i pagamenti contrattuali, molto probabilmente riusciremo ad aiutare a pagarli. Ma ci sono pagamenti più importanti e consistenti: i pagamenti di quelle persone che hanno studiato per diventare un agente e non hanno lavorato il tempo stabilito. Quando queste persone si licenziano, devono rimborsare allo Stato una somma considerevole per la loro formazione. La nostra posizione è che questi costi per la formazione non sia necessario pagarli, perché il nuovo governo abolirà queste condizioni obbligatorie», dice Andrey Strizhak.

«BYSOL» assegna anche fondi direttamente ai Comitati di sciopero, che a loro volta li distribuiscono tra i lavoratori partecipanti agli scioperi.

«Riceviamo informazioni dai Comitati di sciopero con il numero di persone che partecipano allo sciopero, l’importo medio che perdono partecipando allo sciopero è la busta paga del mese precedente e del mese corrente. Compensiamo ad ogni persona questo importo, in modo che si sentano sicuri e possono continuare a protestare», racconta Andrey Strizhak.

Fino all’8 settembre, 816 persone hanno presentato richieste al fondo, 282 richieste sono già state approvate, 52 persone hanno ricevuto i soldi. In totale, l’aiuto è stato effettuato per un importo pari a 78 mila euro.

La fondazione «Protect Belarus» di Mikita Mikado funzionava in modo simile. Al 30 agosto, «Protect Belarus» ha ricevuto quasi 600 domande, di cui 322 analizzate, 50 pagamenti approvati e 26 pagamenti consegnati alle persone.

Oltre al supporto finanziario, «BYSOL» sta anche costruendo un sistema che aiuterà le persone licenziate ad ottenere nuove qualifiche.

«Li mettiamo in contatto con le imprese che sono disposte a riqualificarli e assumerli», racconta Andrey Strizhak. «Abbiamo un sistema di mentoring individuale, quando le persone provenienti da diversi tipi di imprese possono prendere in custodia una persona che si è licenziata o è stata licenziata, a causa delle proprie convinzioni politiche».

«Ci sono migliaia di vittime», la riabilitazione può richiedere anni

Chi è stato ferito e multato durante la dispersione delle proteste pacifiche può rivolgersi ai progetti «By_help» e «Imena».

«By_help» aiuta le vittime e i detenuti a pagare multe, cure mediche e anche a compensare le «ventiquattro ore» (in Bielorussia, chi viene arrestato deve pagare il costo di ventiquattro ore nel centro di detenzione) e pagano i servizi degli avvocati.

Per ottenere aiuto da «By_help», la vittima o i suoi parenti devono compilare un apposito modulo sul sito web. Come conferma, il progetto accetta sia i certificati medici dell’infortunio, sia eventuali prove (foto/video ecc.) che consentano la verifica dell’infortunio.

«Molte persone vanno a farsi fare un certificato medico, pensavamo che ce ne sarebbero state meno. Altre persone, invece, portano foto e video», dice Aleksey Leonchik, coordinatore di «By_help».

Molti arrestati dalla polizia lamentano lesioni. Gli attivisti per i diritti umani e i media scrivono di torture.
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Al 14 settembre, il fondo ha presentato aiuto per un importo pari a 785.948 rubli bielorussi (circa 260.000 euro). Con questi soldi sono state pagate 302 multe, 148 assistenze mediche, il lavoro degli avvocati (7 casi) e il soggiorno/prigionia nella detenzione preventiva (36 casi).

«By_help» è stato uno dei primi ad iniziare a raccogliere fondi per aiutare le vittime e le persone multate durante le proteste pacifiche.

Il progetto è nato nella primavera del 2017, quando gli attivisti hanno annunciato una raccolta fondi a favore dei partecipanti repressi durante la «Marcia dei non parassiti», una protesta pacifica, contro l’imposizione di una tassa sui disoccupati in Bielorussia. All’epoca «By_help» ha raccolto 47 mila euro per aiutare i partecipanti della «Marcia dei non parassiti» multati e feriti e, a quei tempi, era un record per una raccolta fondi in quel Paese.

«Abbiamo raccolto 47 mila euro in due ore, subito dopo le elezioni. Ora abbiamo circa 3 milioni di euro. Questo se prendiamo in considerazione solo facebook e paypal. Ci sono ancora altre raccolte fondi, quindi è più di 3 milioni», dice il coordinatore di «By_help», Aleksey Leonchik.

Il progetto di beneficenza «Imena», invece, è pronto ad aiutare le vittime che necessitano di assistenza medica, cure più lunghe e riabilitazione. «Imena», sottolineano, aiuta le persone, indipendentemente dalle loro opinioni politiche. Come si è potuto notare, tra coloro che chiedono aiuto ce ne sono molti che non avevano intenzione di partecipare alle proteste, ma sono solo capitati nel posto sbagliato, al momento sbagliato.

«Imena» funziona in Bielorussia da cinque anni. La piattaforma fa raccolta fondi per vari progetti di beneficenza: per aiutare i senzatetto, per le terapie per le persone con HIV, per l’assistenza al «Belarusian Children’s Hospice» e molti altri.

«Imena» ha iniziato a raccogliere denaro per feriti e vittime subito dopo l’inizio degli arresti di massa e delle dispersioni delle proteste pacifiche. In pochi giorni, il progetto ha raccolto oltre un milione di rubli bielorussi. «Imena» ha considerato questa importo sufficiente e la raccolta è stata chiusa. Si è scoperto che molti centri medici sono pronti a ricevere e curare le vittime gratuitamente.

«Per il momento non abbiamo nemmeno avuto la necessità di spendere tutti i soldi che abbiamo ricevuto. Molto probabilmente saranno spesi in seguito, per la riabilitazione a lungo termine», dice Ekaterina Sinjuk.

 Le proteste, in Bielorussia, continuano da quasi un mese e mezzo.
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«Imena» ha deciso di prestare particolare attenzione a coloro che necessitano di riabilitazione a lungo termine e cure a lungo termine.

«Ci sono molte vittime, ce ne sono migliaia. Questa è una tragedia che ha colpito persone in tutta la Bielorussia. E non so nemmeno quanto tempo ci vorrà per trovare tutti. Finora, stiamo aiutando solo una certa parte e sappiamo che non sono tutti», dice Ekaterina Sinjuk.

Per ricevere assistenza bisogna compilare un apposito modulo e allegare i documenti disponibili.

Ogni vittima che ha chiesto aiuto ha il suo coordinatore, che lo guida in tutte le fasi della cura e lo aiuta a orientarsi, trovare farmaci o fissare un appuntamento con uno specialista.

All’inizio di settembre, «Imena» ha continuato a ricevere richieste da parte di coloro che sono stati feriti durante la dispersione delle proteste pacifiche del 9-12 agosto.

«Molti sono ancora negli ospedali e la richiesta è presentata da qualcuno dei loro parenti o conoscenti. Ora per lo più sono tutti in fase di cura e poi ci sarà la riabilitazione, ci vorranno probabilmente mesi, se non anche anni», dice Ekaterina Sinjuk.

Difficoltà di trasferimento

I beneficiari delle donazioni e le fondazioni stesse non rivelano le modalità specifiche di trasferimento del denaro e non dicono nemmeno se vengono trasferiti su conti bancari o dati in contanti.

Il motivo è che le autorità bielorusse considerano illegali le attività delle fondazioni di beneficienza che non sono registrate sul territorio del paese e forniscono assistenza alle vittime.

Il 9 settembre il Ministero bielorusso della Giustizia ha dichiarato che le attività di raccolta fondi a favore delle vittime, multate e licenziate «sono fuori del campo giuridico», poiché, secondo la legislazione vigente in Bielorussia, tali fondi devono obbligatoriamente avere la registrazione statale.

Inoltre, il Ministero bielorusso della Giustizia sostiene che «la mancanza di trasparenza e la mancanza di meccanismi di controllo può contribuire all’arricchimento illegale delle persone direttamente coinvolte nella raccolta e nella distribuzione di questi fondi».

Mikita Mikado ha raccontato alla BBC che è «incredibilmente difficile» inviare aiuti materiali alle persone in Bielorussia. «In 26 anni il regime ha creato un sistema che non consente l’assistenza finanziaria dall’estero. E l’assistenza finanziaria dall’interno è penalmente perseguibile. Per questo dobbiamo inventarci un modo alternativo per farcela. Questo è un problema molto grande da risolvere», ha detto Mikado.

Negli ultimi anni, in Bielorussia, si sono formate una società civile e una classe media, in gran parte a causa del rapido sviluppo del settore TI.
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La maggior parte di coloro che hanno ricevuto aiuto preferisce non parlarne. Spesso una persona è semplicemente imbarazzata di essere già stata aiutata, mentre i suoi compagni e parenti, magari, ancora non hanno ricevuto assistenza. Inoltre, con tale assistenza (se supera i 7.003 rubli bielorussi, che all’attuale tasso di cambio è pari a circa 2.300 euro) si dovranno pagare le tasse, registrando la donazione presso l’ufficio delle imposte.

Gli operai che hanno ricevuto 1.500 euro dovranno avere a che fare con l’ufficio fiscale, se, per esempio, a tale importo saranno aggiunti altre donazioni o trasferimenti di denaro.

E’ un grosso problema ricevere aiuto dall’estero. In Bielorussia il decreto del presidente «Sull’aiuto gratuito dall’estero» regola l’entrata degli aiuti nel paese e possono entrare solo tramite il Dipartimento per gli aiuti umanitari, presso l’Amministrazione degli affari del Presidente ed anche distribuiti da esso stesso.

Ma il Dipartimento può ridistribuire l’importo dell’aiuto, i destinatari e, addirittura, può informare il beneficiario di ritenere questa donazione inappropriata per lui.

Nuova classe media e società civile

L’aiuto finanziario dei fondi creati arriva ai destinatari abbastanza rapidamente, afferma Volchek. Puntualizza che i bielorussi ricevono sostegno grazie a meccanismi sviluppati da specialisti TI. I dettagli di questi meccanismi però non si possono rivelare.

In precedenza, uno dei fondatori di «BYSOL», Yaroslav Likhachevsky, aveva detto a «ForkLog» che la criptovaluta potrebbe svolgere un ruolo importante nella protesta. «Le autorità stanno attivamente tagliando le entrate dai conti esteri, conducendo ricerche alla frontiera per impedire l’importazione di valuta. Pertanto, abbiamo deciso di utilizzare bitcoin come mezzo di trasporto», ha detto Likhachevsky.

Davvero molti fondi fanno la raccolta in criptovaluta, ad esempio, «Heroes of Belarus» accetta donazioni solo in criptovaluta, ma non è chiaro come li distribuisca.

Già in agosto, gli uomini d’affari del settore TI si sono opposti ai crudeli arresti dei manifestanti.
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Andrey Strizhak, alla domanda su quali siano i meccanismi usati per il trasferimento delle donazioni, risponde in modo generico.

«E’ un meccanismo piuttosto complicato quello che usiamo per il trasferimento del denaro. Il governo bielorusso sta facendo il possibile per tagliare tutti i flussi finanziari, ma, rispetto a loro, noi abbiamo un po’ più di possibilità perché, da parte nostra, c’è la creatività e la capacità di cercare approcci fuori dagli standard», dice Andrey Strizhak, facendo intendere che il settore bielorusso TI sta dalla parte delle fondazioni di beneficenza.

Secondo Andrey Strizhak «Il successo di «BYSOL» e di altri fondi è dovuto alla combinazione di punti di forza del settore civile e TI».

In effetti, i rappresentanti di TI sono la vera classe media in Bielorussia, che sta crescendo anno dopo anno. La quota del TI nel PIL della Bielorussia è pari al 6,5%, le alte tecnologie garantiscono circa il 50% dell’incremento del PIL del paese. Lo stipendio medio di uno specialista TI è, almeno, due volte superiore alla media nazionale: i famosi 500 euro condizionali. A Minsk vivono più di 60 mila dipendenti di aziende di alta tecnologia. Per molti anni sono stati i principali donatori per varie iniziative di beneficenza in Bielorussia.

Ora stanno attivamente sostenendo fondazioni di beneficenza e non solo con i soldi.

«Gli specialisti TI, delle diverse società che prima erano solo i nostri donatori in diversi progetti, ora sono interessati anche a come poter aprire le proprie ONG. Vuol dire che hanno capito che ora è più importante aiutare non solo con i soldi, ma che molte fondazioni e molte iniziative che non esistono ancora, ma che ora devono essere fondate. Questo è un ottimo segnale, perché indica che le persone stanno diventando più responsabili l’una dell’altra», dice Ekaterina Sinjuk.

Non solo la diaspora bielorussa

Aleksandr Lukashenko ha affermato, più di una volta, che le proteste in Bielorussia sono sponsorizzate e controllate dall’estero. Mikita Mikado risponde che le proteste sono sponsorizzate dal popolo bielorusso: le persone donano denaro alle fondazioni e non gli stati stranieri.

«Non esiste un oligarca che in facebook ha premuto 10 mila volte il pulsante 10 dollari. Questa è la fondo nazionale. Ognuno dona 5-10 dollari perché sa che non aiuterà nessun altro», aggiunge l’imprenditore.

Negli ultimi anni, il settore TI è diventato la locomotiva dell’economia bielorussa.
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«La geografia dei donatori è molto ampia. Prima di tutto, va notato che, dato che la raccolta fondi di facebook accetta trasferimenti da carte di quasi tutte le banche del mondo, è possibile accettare denaro anche da carte di banche bielorusse. Dico «anche» perché le autorità bielorusse stanno facendo di tutto per interrompere questi flussi di aiuti», dice Andrey Strizhak.

«Tra i donatori gli stranieri ci sono, ma non sono più del 10%», spiega Aleksey Leonchik, il coordinatore di «By_help».

Secondo Andrey Strizhak, dalla Russia è arrivata circa la stessa quantità di donazioni che dai paesi europei e degli Stati Uniti.

Andrey Strizhak è convinto che un ruolo importante per attirare le donazioni dalla Russia è stato il fatto che, poco prima di essere avvelenato, il politico Aleksej Naval’nyj ha sostenuto entrambe i fondi: «By_help» e «BYSOL».

«Dal 9 al 12 agosto il fondo riceveva donazioni principalmente dall’estero, per essere precisi dalla diaspora bielorussa all’estero», dice Aleksey Leonchik.

«Tutta la diaspora bielorussa del mondo, ora, si è unita e lavora insieme per cambiare il governo attuale. Secondo i nostri calcoli, nel periodo dell’indipendenza, circa un milione di persone ha lasciato il paese e queste persone sono di talento, attivi e ora già ricchi. Queste persone ora aiutano molto», dice Andrey Strizhak.

I manifestanti sono aiutati dai bielorussi che negli ultimi anni hanno lasciato il paese.
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Aleksey Leonchik dice che ora non vede molta differenza tra le donazioni dalla diaspora e le donazioni dalla Bielorussia, sia nel numero di donatori che negli importi delle donazioni.

Il coordinatore di «By_help» dice che, in generale, l’organizzazione degli aiuti in Bielorussia ora è quasi come negli altri paesi, con una società civile sviluppata e dà, come esempio, come si sono organizzate le autofficine che hanno deciso di riparare, gratuitamente, le auto distrutte durante le proteste pacifiche.

«Fino al 2020 c’era la sensazione che avessimo solo una diaspora. Ma il 9 agosto, improvvisamente, tutti si sono resi conto che esiste una società civile in Bielorussia. Si è verificata un’incredibile auto-organizzazione. Ho ricevuto circa 800 domande per diventari volontari per By_help», dice Aleksey Leonchik. «Probabilmente negli ultimi cinque anni, con calma e come i partigiani, in Bielorussia, si stava formando una società civile».